L’Albero delle Storie di Scampia, la storia di Davide Cerullo

Davide Cerullo e il ciuccio Ciro
Ho incontrato per la prima volta Davide Cerullo sei anni fa. Lui era da poco tornato a Scampia e stava cercando di fare qualcosa per i bambini delle Vele. Mi aveva portato in giro all’interno di quei palazzoni di edilizia popolare tirati su dagli architetti pazzi negli anni Sessanta e Settanta. Mi fece anche trovare dell’amianto smaltito illegalmente tra gli appartamenti che si avviavano ad essere demoliti.
 

Davide era uno dei capozona del clan Di Lauro a Scampia. Già da piccolo, entra nel sistema e fa il corriere di droga e armi. Riesce sempre a scappottarsela perché i bambini di dieci anni non vengono mai perquisiti dalla polizia. A quattordici anni guadagna milioni di lire al mese e decide di aprire una piazza di spaccio. L’affronto non gli viene perdonato e gli fanno un agguato. Gli sparano una trentina di proiettili e gli spezzano le gambe.

Finito in carcere a Poggioreale, Divide incontra il Vangelo e scopre la letteratura. Gli si apre un mondo, capisce che non ha mai vissuto una vera e propria infanzia. Quando esce di galera, va via da Scampia e comincia a leggere i libri dei grandi pensatori del secondo scorso.

L'albero delle storia di Scampia

Una fattoria di fronte alla Vele di Scampia

Qualche mese fa, le ruspe hanno gettato giù la Vela Verde. In quella Vela c’era un centro sociale con cui Davide riusciva come un pifferaio a tenere lontani dalla strada tanti bambini.

Ma lui non si è demoralizzato perché aveva già creato una vera e propria fattoria ai piedi della Torre Veronica, un palazzone di venti piani dove c’era una grande piazza di spaccio e dove i pusher gridavano “Veronica” appena avvistavano le pattuglie delle forze dell’ordine.

Davide ha preso uno spiazzo dove c’erano soltanto erbacce e rifiuti, lo ha ripulito e ci ha messo fieno e steccati.

Davide Cerullo e il ciuccio Ciro

Oggi, grazie all’Albero delle Storie, i bambini possono giocare con caprette, asinelli e conigli. Imparare a piantare alberi e arrampicarsi su delle giostrine tra un ramo e l’altro.

Insomma, Davide è riuscito a restituire a Scampia il suo aspetto originale. Prima delle Vele grigie e dei palazzoni giganteschi, infatti, qui c’erano solo campagne e allevamenti. I contadini -come il padre di Davide- ci portavano a pascolare pecore e capre.

Purtroppo, questo angolo fuori dal mondo rischia di essere spazzato via dal Covid19. Davide ha bisogno dell’aiuto di tutti noi, perché non chiede soldi alle famiglie dei bambini che passano le giornate da lui. Doposcuola, fieno e libri hanno un costo. Possiamo dargli una mano facendo una piccola donazione, un piccolo gesto che per Scampia può significare tanto.